Bolzano: il questore contro il dissenso.

Ancora persecuzioni poliziesche, schedature e fogli di via per chi manifesta a Bolzano.

Non si ferma la persecuzione politica di manifestanti e militanti da parte del Questore Paolo Sartori, che si arricchisce di nuovi capitoli sempre più inquietanti e kafkiani.
Nella periferica città di Bolzano da alcuni mesi il Questore e la polizia politica stanno mettendo in piedi una vera e propria persecuzione politica contro il dissenso, sommergendo manifestanti e militanti con misure di prevenzione, denunce e schedando chi manifesta. In numerosi casi manifestazioni sono state limitate dallo stesso personaggio con pesanti prescrizioni e a volte con divieti.
Ciò che sta accadendo non è spiegabile solo con l’entità delle azioni compiute dato che nella stragrande maggioranza dei casi le denunce e le misure di prevenzione sono arrivate per manifestazioni non preavvisate (che il Questore, insieme ai giornalisti, continua a definire “non autorizzate” o addirittura illegali). Appare ormai evidente come Sartori, con queste misure di repressione draconiane, intenda colpire le idee, il rifiuto del militarismo e della guerra, la lotta contro lo sfruttamento dell’uomo e dell’ambiente, il razzismo sistemico e la propaganda di guerra. Ciò che Sartori vuole colpire è la tensione di chi si ostina a lottare e a denunciare pubblicamente le malefatte del potere, rifiutando la guerra ai poveri.
Ad ogni attento osservatore non può essere sfuggito il fatto che il Questore, con le sistematiche persecuzioni di poveri e i dissidenti politici, sia di fatto interprete e promotore della linea politica del Governo e della Provincia con gli assessori Ulli Mair e Marco Galateo in testa ma senza dimenticare lo showman Urzí.
Una linea politica-poliziesca che ricerca facile consenso attraverso le bastonate inflitte ai settori più poveri e marginali della città; in ogni caso di chi non ha soldi e potere. E anche qui la sinergia con l’apparato mediatico del gruppo Athesia, di fatto detentore del monopolio dell’informazione in Provincia e quindi della costruzione della realtà e della sua percezione da parte dei cittadini, è forte.
L’atteggiamento persecutorio di Sartori si è nel corso dei mesi trasformato in una vera e propria ossessione violenta e intimidatoria che non rinuncia ad alcuno strumento pur di far valere il peso del proprio potere. Un comportamento autoritario che, sebbene non provochi particolare sorpresa fra chi da anni partecipa attivamente alle lotte sociali e politiche, dall’altro deve essere denunciato pubblicamente con forza,
perché riguarda tutti e tutte.
La condotta di Sartori è violenta, spietata e criminalizzante contro marginali, poveri e dissidenti politici, considerati da lui (e dai suoi principali referenti politici) minacce all’ordine e alla tranquillità pubblica. Dei nemici interni senza alcuna protezione politica contro cui lui si sente in diritto di fare quello che vuole ricorrendo a strumenti che non verrebbero mai utilizzati per combattere i crimini dei colletti bianchi, la corruzione sistemica o per esempio le truffe di partiti come la Lega di Salvini, che si è intascata 49 milioni di euro. Strumenti funzionali per la guerra ai poveri e al dissenso.
Nel caso di Bolzano Sartori va oltre distribuendo piogge di denunce e misure di prevenzione per fatti che non sono nemmeno leggibili come reati a meno che non si voglia considerare come reato la libera espressione del dissenso in maniera più o meno spontanea.
Nelle ultime settimane la foga repressiva è continuata assumendo contorni sempre più pesanti e inquietanti (nel silenzio dei principali media, completamente asserviti e megafono di vere e proprie menzogne) e che dovrebbero preoccupare ogni persona dotata di un minimo di memoria storica e coscienza politica. Il 14 novembre durante la protesta contro la visita del Ministro dell’Interno Piantedosi al NOI, una manifestante è stata fermata da agenti della polizia politica e portata in Questura, dove è stata schedata. La vicenda a memoria di molti non ha precedenti negli ultimi decenni.
Abbiamo visto in più riprese come uno dei tratti caratteristici della gestione Sartori sia un’attenzione maniacale alla comunicazione e la sua insofferenza verso le critiche. Infatti egli, indispettito del fatto che Salto non sia appiattito in maniera acritica sulla versione della Questura come l’Alto Adige o il Dolomiten, ha voluto integrare l’articolo in cui la manifestante ha espresso le proprie preoccupazioni per l’accaduto.
Alcuni giorni dopo il fatto sull’articolo online è apparsa la nota del Questore che, riguardo l’accaduto ha tenuto a ricordare: “la donna in questione, da tempo attivista del movimento anarco insurrezionalista bolzanino, nell’occasione è stata non solo sanzionata per violazione dell’articolo 663 bis del Codice Penale, ma anche denunciata alla Procura della Repubblica in quanto co-organizzatrice di una manifestazione illegale, non preannunciata ex articolo 18 TULPS. Manifestazione durante la quale, peraltro, ha distribuito altri volantini”.
Crediamo che queste parole parlino da sole e restituiscano la problematica personalità di un uomo che vede come fumo negli occhi ogni forma di dissenso reale arrivando ad affermare pubblicamente di aver denunciato all’autorità giudiziaria una persona per avere distribuito o affisso dei volantini. A proposito di diritto penale del nemico e tentativo di costruire una sorta di “folk devil” è indicativo il fatto che Sartori abbia tenuto a precisare che
la donna in questione sarebbe attivista di quello che lui definisce “movimento anarco insurrezionalista bolzanino”, fra l’altro una falsità, una delle tante che scrive e sottoscrive, consapevolmente o no.
Nelle ultime settimane la schedatura del dissenso da parte del Questore è proseguita in seguito ad una contestazione spontanea da parte di due compagne all’iniziativa organizzata da FIDAPA (Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari) il 27 novembre scorso. Dopo aver esposto un cartello critico sono state infatti fermate e portate in Questura, dove sono state denunciate per “violazione dell’articolo 18 TULPS”.
In questi ultimi giorni è arrivata infine l’ultima ondata di fogli di via da Merano relativi ad una manifestazione (che poi di fatto non c’è stata) di fronte all’ospedale per contestare le preghiere antiabortiste del cosiddetto Bewegung fuer das Leben. Anche in questo caso la motivazione dei fogli di via è condita da Sartori con riflessioni personali (che occupano uno spazio considerevole in tutti i provvedimenti) campate per aria, in cui si spinge a parlare di cose che non conosce e di cui non ha competenza, formulando giudizi di valore che non ha titolo di fare. Atti di una persecuzione di Stato che vanno a colpire affetti famigliari e umani e che intendono piegare persone, idee e percorsi umani e politici di lotta.
La repressione è il vaccino di Sartori per giovani ribelli, per chi ha ancora un briciolo di pensiero critico, per chi ancora non si rassegna a vivere in un mondo in cui guerre e genocidi sono la normalità. La repressione è la civiltà di Sartori.
È davvero impressionante leggere questi documenti con cui il Questore colpisce con estrema violenza la vita di militanti politici e manifestanti che di fronte a un’epoca in cui guerre e genocidi sono normalizzati, decidono di organizzarsi per opporsi a questa deriva.
Di fronte al metodo Sartori e a questa spropositata violenza della Questura è fondamentale reagire costruendo solidarietà. Laddove vorrebbero isolare, intimidire e reprimere il dovere di ognuno che abbia a cuore ideali di giustizia e libertà è continuare a lottare, senza lasciare nessuno indietro, contro la normalizzazione della guerra e del genocidio, contro la normalizzazione della repressione del dissenso, contro la deriva verso lo Stato di polizia di cui l’azione del Questore di Bolzano – spietato con i deboli e debole con i potenti – costituisce una pericolosa anticipazione.

Tratto da: oltreilponte

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